Paternò (AFI: /paterˈnɔ/[3], Patirnò in siciliano) è un comune italiano di 44 829 abitanti[1] della città metropolitana di Catania in Sicilia.
Situata nella parte orientale dell’isola, più precisamente nel lato sudoccidentale a ridosso del vulcano Etna, dista 18,4 km da Catania, capoluogo di provincia[4], e 183,7 km da Palermo, capoluogo di regione.[4]
Fondata presumibilmente in epoca antica su un sito dove fino al II secolo a.C. sorgeva l’antico villaggio siculo di Hybla Gereatis, nel corso della sua storia seguì le vicissitudini della Sicilia.
Nel 1072, divenne uno Stato feudale di rango comitale con il conte normanno Ruggero I di Sicilia.
In epoca aragonese fece parte della Camera Reginale – salvo il periodo in cui fu nuovamente contea degli Alagona (1365-1396) – per poi diventare dominio feudale della famiglia Moncada, con i quali fu elevata a principato nel 1565, e di cui ebbero il dominio fino al 1812, con l’abolizione del feudalesimo nel Regno di Sicilia.
Il dominio feudale dei Moncada su Paternò, durò per quasi quattro secoli. La cittadina etnea, da semplice terra baronale fu elevata a rango di principato per l’investitura ottenuta dal conte Francesco Moncada de Luna a I principe di Paternò da parte del re Filippo II di Spagna l’8 aprile 1565, resa esecutiva il 3 giugno 1567.
Il Principato di Paternò fu uno dei maggiori stati feudali della Sicilia per superficie e popolazione, nonché uno con i più elevati livelli di ricchezza media pro capite, superiori persino a quelli di molte città demaniali.
Notevole impulso ebbero le attività agricole, artigianali e commerciali, e molto significativa fu l’affermazione di un ceto borghese costituito da ricche famiglie che formarono l’élite cittadina che governava per conto del Principe.