Il frazionamento dei feudi e la vocazione alla produzione vinicola, spinsero diversi imprenditori alla fine dell’Ottocento a una produzione intensiva nella coltivazione della vite. Per tali motivi la manodopera si insediò in questa contrada dando vita alla borgata lungo la S.S. 120. Numerose sono le ville e case rurali sorte per opera della borghesia terriera proprietaria dei vigneti.
Dopo l’unità d’Italia, nel 1862, il parlamento del Regno d’Italia approvò la legge per l’enfiteusi dei terreni ecclesiastici di Sicilia (legge Corleo).
La Solicchiata di oggi nasce dall’unione di diversi quartieri ubicati lungo la strada nazionale, accanto a case patrizie: Montedolce, Piano dei ‘Badaracchi’, Salita della Portella, eccetera.
Nel settembre 1911 Solicchiata fu sfiorata, da oriente, da una colata lavica, che si sviluppò nelle vicinanze del cratere di nord-est dell’Etna il 10 settembre.
In soli due giorni distruggendo boschi, noccioleti e vigneti arrivò sullo stradone per Linguaglossa (S.S. 120), nei pressi di contrada Imboscamento, ricoprendo anche il binario della ferrovia Circumetnea. Il 23 settembre il fronte lavico si arrestò a circa un chilometro dal fiume Alcantara.
Il disastro economico che ne seguì provocò una spinta all’emigrazione, che per tanti fu definitiva, senza ritorno.
L’emigrazione verso gli Stati Uniti continuò fino agli anni venti, allorquando fu regolata sia dagli americani sia dal regime fascista. Nel periodo fascista l’emigrazione verso gli Stati Uniti continuò ma solo per il ricongiungimento dei nuclei familiari.